Wealth Management: le scelte dell’investitore nelle attività non finanziarie.
La volatilità delle attività non finanziarie orienta gli investitori verso gli oggetti da collezione.
Secondo una recente ricerca di Credite Suisse, tra gli UHNWI – High Net Worth Individual – solo il 13% non effettua investimenti in “collezionabili”.
La classifica dei beni, vede a livello globale oggetti d’arte, vino, auto d’epoca, gioielli, orologi, strumenti musicale e perfino le borse.
In Italia il primato spetta ai dipinti, indipendentemente dal periodo in cui si collocano le opere, e l’investitore tipico è un professionista o un imprenditore di cultura elevata.
Ovviamente il real estate continua sempre a caratterizzare le scelte d’investimento per i grandi patrimoni.
Se durante la pandemia il collezionismo ha fatto ricorso alle piattaforme digitali per individuare l’oggetto giusto, il real estate ha visto gli investitori orientarsi verso gli spazi aperti, in mare o in montagna, in mercati quali la Provenza o la Toscana.
Si segnala comunque un’apertura verso nuovi segmenti quali gli spazi destinati alla logistica, ai data center e all’alberghiero.
Il tema dell’immobiliare si aggancia da sempre a quello della tutela, della continuità e della trasmissione alle generazioni successive, a cui si ricollegano vari istituti giuridici quali ad esempio il trust e le donazioni.
A tutto questo si aggiungono l’innovazione tecnologica, ovvero il “wealth tech” e ultima ma non ultima, anzi per prima, la capacità di costruire una relazione di fiducia e di personalizzazione dei servizi, per andare incontro alle crescenti aspettative dei clienti.
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